2010 FEBBRAIO – MALAYSIA 2a PARTE

Sabato 13 Febbraio 2010

Alle otto del mattino arriva il bus del tour per Pulòau Payar. In agenzia ci hanno assicurato che nel porto c’è un  deposito per i bagagli ma ben presto scopriamo che non è vero. Arrivati al punto di coordinamento a Kuah Town ci dicono che i bagagli ce li portiamo sul traghetto, ma non sappiamo bene dove li lasciamo. Quando arriviamo all’imbarco vediamo che siamo in più di 200 persone in attesa del traghetto per Pulau Payar, e questo solo per un traghetto, poi ce ne sono altri.

A seconda dell’agenzia dove si è acquistato il biglietto ci sono i gruppi azzurri, quelli gialli e quelli rossi dal colore dei giubbotti di salvataggio che ognuno deve indossare. La traversata dura circa un’ora che però sembra non finire mai. Durante il viaggio uno degli organizzatori ci avverte delle cose che possiamo o non possiamo fare, poi ci dice: “ Se volete dare da mangiare ai pesci dovete tirare il pezzetto di pane, mai mettere la mano in acqua tenendo il pane perché ci sono anche molti pescecani e questi ti portano via in un istante le dita di una mano. Considerate che qui non c’è un medico ne una infermeria o pronto soccorso e l’ospedale di Langkawi è distante, molto distante”.più chiari di cos ì….

063 - 13.02.2010 - Pulau Payar

Quando arriviamo a destinazione le operazioni di sbarco sono lentissime perché ci fanno sbarcare su una barca più piccola per poter raggiungere il pontile, questa operazione dura circa un’altra ora. Le nostre valigie rimangono a bordo e questo è comunque un fatto positivo, da li non possono scappare. Alle 11.30 siamo finalmente a terra e qui finalmente andiamo in spiaggia. L’acqua non è delle più limpide ma ci sono tanti pesci e molte più persone.

Rimaniamo tre ore sull’isola e, poco prima di partire Sandra si è accorta che oltre ad alcuni squali che le nuotano attorno c’è sotto di lei un inquilino perfettamente immobile, un barracuda di almeno un metro e mezzo di lunghezza, da aver paura.

064 - 13.02.2010 - Pulau Payar

Superate le operazioni di imbarco che, anche a detta degli organizzatori, sono state lunghe per l’eccezionale numero di partecipanti, si parte ed alle 5.15 siamo nuovamente nel porto di Kuah Town. Scaricate le valigie ci sistemiamo alla meglio in attesa dell’imbarco per Kuaka Kedah da dove dovremo prendere un taxi e farci portare alla stazione delle corriere di Alor Setah ad una quarantina di chilometri di distanza.

Alle 6.30 ci imbarchiamo su di un affollatissimo traghetto che in un’ora e mezzo ci porta a destinazione. Anche questo viaggio ci sembra più lungo di quello che è nella realtà forse per il troppo affollamento o perché con l’arrivo del buio il tempo scorre più lentamente fatto sta che quando siamo scesi ho tirato un sospiro di sollievo.

Abbiamo subito trovato un taxi che ci porti ad Alor Setah abbiamo trovato alloggio davanti la stazione delle corriere nell’ultima camera disponibile di un bel albergo.

Ceniamo in un fast food con quattro cosce di pollo, poi , stanchissimi, andiamo a dormire.

 Domenica 14 Febbraio 2010

Alle dieci del mattino, puntualissimo, il bus lascia la stazione. E’ un mezzo abbastanza buono con sedili tipo aereo ma con un autista che mette una musica ossessiva ad un volume piuttosto alto. Facciamo una sosta di un’ora a Gerik, a circa metà strada ed alle 14 ci rimettiamo in marcia. Alle 6 del pomeriggio, dopo più di 400 Km, siamo arrivati a Kota Bharu e come ormai assodato, il bus si ferma in un punto imprecisato della città, mai alla stazione centrale. Vicino a dove siamo scesi c’è un albergo dove andiamo a chiedere se hanno una stanza libera ma la risposta è: “no, è tutto esaurito, c’è il capodanno cinese”.

Questa risposta ci accompagna per circa un chilometro ed una decina di alberghi, le festività hanno riempito tutti gli alberghi. Non sapendo cosa fare ed iniziando a fare buio lascio Sandra con le valigie e vado alla ricerca di un taxi. In giro non ne vedo  perciò vado alla stazione delle corriere dove ne avevo visti alcuni fermi e, trovato uno libero gli chiedo se può aiutarmi a trovare un hotel. Recuperata Sandra con le valigie inizia il nostro pellegrinare, dopo un paio di tentativi andati male, un albergatore mosso a compassione ha cominciato a fare alcune telefonate finché ci trova un alloggio in una pensione decorosissima in periferia che per la modica cifra di 60 Rg.  ci da una stanza con bagno e aria condizionata.

Il tempo di portare su le valigie e scendere vediamo che hanno messo il cartello “full”, possiamo dire che siamo stati proprio fortunati.

Sono quasi le otto di sera quando ci incamminiamo verso il centro della città con l’intenzione di trovare un ristorante, ma anche questa impresa non è facile, i ristoranti sono tutti prenotati e strapieni , i negozi tutti chiusi, si direbbe una città fantasma.

Finiamo con il mangiare un panino da Mc Donald, l’unico con qualche tavolo libero, poi andiamo in un ostello che espone il cartello della Backpackers ed acquistiamo il biglietto per il traghetto che ci porterà domani alle isole Perhentian e, per ultima cosa, prenotiamo il taxi che domani mattina deve portarci nel luogo dell’imbarco, Kota Besut che si trova a circa 45 Km da Kota Bharu.

 Lunedì 15 Febbraio 2010

 Alle otto, puntuale come un orologio svizzero, arriva il taxi; carichiamo le nostre cose e partiamo. La giornata è calda e soleggiata ed è piacevole viaggiare, in circa un’ora siamo a destinazione  poi, convalidati i biglietti aspettiamo qualche decina di minuti ed alle 9,30 ci imbarchiamo su una piccola ma potente imbarcazione, si e no 6 metri di lunghezza con due motori Mercuri da 200 cavalli ciascuno. Il mare è leggermente mosso ed un poco si balla, mezz’ora di montagne russe è però divertente. Quando arriviamo nella baia dell’isola  piccola, Pulau Perhentian Kecil, la barca si ferma in rada ed una piccola imbarcazione ci viene incontro per portarci a terra.

067 - 15.02.2010 - Kuala Besut imbarco per Isole Pehrentian

Trasportati a bordo i nostri bagagli, dopo un breve tragitto, la barchetta si ferma davanti alla spiaggia, legate le scarpe per le stringhe e messe attorno al collo, scendiamo.

L’acqua mi arriva a metà polpaccio così  sistemo la valigia sulla spalla e raggiungo la riva. Siamo arrivati proprio davanti all’albergo Bubu, il più bello dell’isola dove andiamo subito a vedere se hanno una stanza libera. C’è, ma a 250 Rg. circa 54 Euro, un prezzo davvero elevato per la qualità dei servizi che forniscono, ma accettiamo per la poca voglia di andare in giro a chiedere nei tre o quattro altri alberghi che ci sono. La stanza è abbastanza spaziosa anche se arretrata rispetto la spiaggia, c’è l’aria condizionata e la corrente elettrica tutto il giorno, il bagno è decente e c’è anche un piccolo frigorifero, non manca nulla.

Ovviamente andiamo subito in spiaggia, la giornata è bella ma ci sono sempre onde abbastanza forti ed e questo rende meno piacevole restare in acqua visto che di nuotare non se ne parla. Passiamo così un poche di ore poi andiamo a fare un giretto sulla spiaggia per vedere anche gli altri alberghi ed i due modesti ristorantini che si affacciano sul mare.  Scopriamo subito che i prezzi degli altri alberghi sono decisamente più bassi, circa 60 Rg, al giorno contro i nostri 250, ma sono quasi tutti pieni e, unica differenza, durante la notte non hanno la corrente elettrica perché non sono forniti di un generatore autonomo.

070 - 15.02.2010 - Pulau Pehrentian Kecil

Finiamo la giornata cenando in un ristorantino sulla spiaggia, un nasi goreng ed un mee goreng, tutto quello che hanno  un po’ di riso ed un piatto di spaghettini.

Martedì 16 Febbraio 2010

Mi sveglio alle sette del mattino ed il tarlo è ancora li che rode, ma appena esco sul ballatoio vedo una possibile soluzione del problema perché il cielo è completamente coperto e si è alzato anche il vento e questo non rende certo piacevole il restare sull’isola visto che i collegamenti con la terra ferma possono essere interrotti in qualsiasi momento.

Facciamo colazione ancora indecisi sul da farsi ed anche questa volta la soluzione arriva dal cielo, infatti inizia a piovere e nell’arco di pochi minuti abbiamo davanti un muri d’acqua. A questo punto andiamo alla reception e chiediamo di fare il check-out e, presentandoli biglietto del traghetto, chiediamo se possono telefonare ed avvertire che vengano a prenderci. Sembra tutto facile, ma in realtà ci troviamo di fronte ad un nuovo problema, perché la società che ci ha venduto il biglietto di andata e ritorno per l’isola non fa servizio per la Long Beach, dove siamo noi, ma si fermano solamente nella Coral Beach che sta dall’altra parte dell’isola.

Se vogliamo partire, dobbiamo ripagare il biglietto all’albergo che con un altro trasporto, ammesso che abbiano posti, ci portano a terra. Io mi arrabbio davvero al punto che l’impiegato della reception fa un paio di telefonate poi mi dice sorridente che mi fanno usare il loro trasporto senza alcun addebito rivalendosi poi direttamente con l’altra compagnia.

Alle undici del mattino imbarchiamo i nostri bagagli sulla piccola imbarcazione che, lottando contro onde davvero alte raggiunge quella decisamente più grande che attende al largo. Poi tocca a noi e, nel tragitto, nonostante siamo seduti, ci bagniamo il sedere. A mezzogiorno siamo nuovamente a Kota Besut e, dopo una veloce quanto infruttuosa ricerca di un bus per Kuala Terengganu ci rivolgiamo ad un taxi che per la modica cifra di 90 Rg , circa 19 Euro, ci porta alla meta che dista circa 120 Km da dove ci troviamo.

Alle tre del pomeriggio siamo a Kuala Terengganu dove prendiamo una stanza con vista mare al Primula Hotel.  La spiaggia è davvero bella ma, come sempre da queste parti, la balneazione è praticamente impossibile a causa delle onde e delle correnti fortissime in compenso sulla battigia ci sono amo un sacco di persone che fanno volare  coloratissimi aquiloni.

Lasciata la spiaggia andiamo nel centro della città che troviamo quasi completamente vuoto a causa delle festività del capodanno cinese che qui dorano per una settimana intera.

Passiamo alla stazione centrale dei bus per prendere il biglietto per Kuantan per il giorno 18, non si sa mai, meglio muoversi per tempo visto l’affollamento dei mezzi pubblici.  Sono le sette di sera quando decidiamo di tornare in albergo anche perché sta piovendo ed a questo punto ci accorgiamo, dopo una buona mezz’ora di attesa, che taxi o bus non ce ne sono. Appena la pioggia smette iniziamo a camminare in direzione dell’ albergo, circa 5 Km di strada, un’ora a piedi più o meno durante la quale non abbiamo visto nessun taxi o bus passare.

Domani abbiamo previsto di fare un giro dei dintorni della città ma questa assenza di mezzi ci preoccupa, staremo a vedere ma, per prima cosa andremo all’ufficio turistico per chiedere chiarimenti.

 Mercoledì 17 Febbraio 2010

 Dopo aver fato una colazione che per noi ha la funzione di pranzo, prendiamo la navetta dell’albergo che ci porta al Central Market e da li andiamo all’ufficio turistico che troviamo aperto. Chiediamo chiarimenti sull’uso dei mezzi pubblici e veniamo a sapere che i taxi si fermano solo nella loro stazione a ridosso di quella dei bus e vengono chiamati per telefono e che gli autobus cittadini passano ogni ora e mezza circa.

Spieghiamo all’impiegata che vorremmo andare a visitare la Moschea Tengku Tengah Zaharah nota come la Moschea Galleggiante perché costruita su palafitte al centro di un lago collegato al mare e lei, gentilmente, ci spiega dov’è e come arrivare alla stazione di partenza del bus invitandoci a fare in fretta per non perdere quello che sta per partire visto che fanno solo 4 corse al giorno.

Il capolinea del bus che dobbiamo prendere dista una decina di minuti a piedi all’ufficio turistico. Alle 10.10 raggiungiamo la fermata e, puntale,  vediamo arrivare il bus che si ferma davanti a noi. Dopo una sosta di una trantina di minuti si parte, ora il problema è sapere se c’è un bus che ci può portare indietro, ma il chiederlo diventa davvero un’impresa ardua così decidiamo di affidarci alla sorte.

La Moschea è bella da vedersi ed il fatto che sia costruita su palafitte al centro di un lago da veramente l’impressione che galleggi sull’acqua ma essendo nuova e non avendo al suo interno alcun elemento storico la sua visita richiede una mezz’ora e non di più. Passiamo un’altra mezz’ora a girare nel parco che la circonda poi raggiungiamo la strada principale nella speranza di trovare un mezzo per tornare in centro città.

Rimaniamo un’ora in attesa che passi un bus, non sappiamo cosa fare quando finalmente passa un minibus che si ferma ai nostri segnali e ci riporta in centro città.

081 - 17.02.2010 - Kuala Terengganu - Masijd Tengku Tengah Zaharah

Iniziamo suvito la ricerca di un mezzo per andare a vedere la Moschea di Cristallo che si trova dall’altra parte della città, su di un’isola dove c’è anche il Parco della Civilizzazione Islamica, una sorta di Mondo in Miniatura fatto esclusivamente con le miniature degli edifici di culto islamici più famosi sia del presente che del passato.

Chiediamo informazioni su dove prendere un bus che vada alla moschea ma le risposte che otteniamo, peraltro sempre gentili, non sono mai concordi perciò, quando vediamo passare un taxi, lo fermiamo subito. Non è facilissimo spiegare al tassista che vogliamo andare al Pulau Wan Man ma alla fine ci fa segno di aver capito e parte.

Quello che lascia sconcertati è che hanno difficoltà a capire anche se usi il nome locale del posto dove vuoi andare, ho pensato che la mia pronuncia deformi le parole a tal punto da non essere compresde, ma ho scoperto che la differenza è veramente irrisoria perché in italiano come in malese le vocali e le consonanti si leggono come si scrivono.

Ad un certo punto, dopo aver passato il ponte che collega la città all’isola, il tassista si ferma vicino a delle grosse costruzioni dicendo che sono il Complesso del Museo di Stato e vicino c’è la moschea di Cristallo.

083 - 17.02.2010 - Kuala Terengganu - Crystal Mosque

Noi scendiamo e ben presto scopriamo a nostra spese che il “vicino” sono due chilometri di strada sotto un sole cocente e questo solo per arrivare all’entrata del Parco, poi un altro chilometro per arrivare alla Moschea.

L’edificio, è costruito in acciaio e vetro e più che bello potrebbe essere definito caratteristico per l’impatto che ha sull’ambiente circostante. Facciamo una breve visita poi ritorniamo all’entrata del parco nella speranza di trovare un taxi che ci riporti in città.

Taxi non ce ne sono ma un guardiano del parco di dice che proprio la si trova la fermata del bus e, comperato una bibita, ci mettiamo tranquilli ad aspettare.

Dopo meno di mezz’ora lo vediamo arrivare e nell’arco di una ventina di minuti siamo nuovamente al mercato centrale da dove siamo partiti questa mattina.

Tornati in albergo abbiamo indossato i costumi da mare e siamo andati in spiaggia per prendere un po’ di sole visto che di nuotare non se ne parla.

Domani mattina partiremo con destinazione Kuantan nella la speranza che muoversi sia più facile che qui .

 Giovedì 18 Febbraio 2010

 Alle 8.45, dopo aver fatto colazione, andiamo alla stazione dei bus ed alle 9.30, puntualissimi, partiamo.

Il bus è davvero comodo e, anche se il panorama è noioso, il tempo passa velocemente ed alle 13.45 arriviamo a Kuantan. Qui muoversi non sembra meno complicato che dalle altre parti, riuscire a farsi capire dai tassisti , nonostante la loro disponibilità, è difficile perché loro sono abituati a sentirsi chiedere una meta definita, non capiscono il “ci porti in un albergo in centro città”, loro si ostinano a chiederti un nome o un indirizzo non rendendosi conto che noi non lo sappiamo.  Ci ricordiamo che avevamo visto su internet la pubblicità del Grand Hotel Continental e finalmente, detto il magico nome,  capiscono, e nell’arco di una decina di minuti siamo a destinazione.

L’albergo è proprio in centro città, è un po’ vecchio ma decorosissimo, la stanza che ci danno è grande ed ha sia aria condizionata che frigorifero. Contenti della nostra scelta scarichiamo i bagagli ed andiamo a fare un giro nel centro cittadino che non offre molto, maè piacevole fare  una passeggiata lungo il canale che taglia in due la città.

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continua…………

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