2010 FEBBRAIO – MALAYSIA 1a PARTE

Resoconto di Viaggio

Venerdì  5 Febbraio 2010

Partiamo con valigie praticamente vuote e questo è già un bel vantaggio, prendiamo il treno per Mestre poi il bus per l’aeroporto di  Marco Polo che raggiungiamo con un certo anticipo.

Quando aprono il desk dell’Emirates, scopriamo che l’aver fatto il check-in a casa con internet ci fa entrare in una corsia preferenziale e praticamente in pochi minuti ci siamo liberati dei bagagli ingombranti e possiamo raggiungere il gate di partenza.

L’impiegato della Emirates ci dice che solo il 10% dei viaggiatori usa fare un check-in con internet. Tra le tante cose che puoi fare c’è anche scegliere e prenotare direttamente il menù, noi abbiamo scelto quello a basso contenuto di colesterolo più per vedere cosa succede che per vera necessità. Funziona!  A bordo ci hanno  serviti  molto prima degli altri, ottima verdura cotta con  olio di oliva al posto del burro, crackers e frutta davvero buona.

 Sabato  6 Febbraio 2010

Durante le tre ore di sosta a Dubai, girando per il duty free, constato che i prezzi non sono di molto inferiori a quelli italiani almeno per quanto riguarda l’elettronica ed il materiale fotografico, probabilmente lo sono per alcool e tabacchi, ma a me questi articoli non interessano. La cosa più stupefacente è che a Dubai piove a dirotto, da non credere!

001 - 06.02.2010 - A Dhubai piove!

Il volo per Kuala Lumpur è davvero lungo, alle due e mezzo del pomeriggio, in perfetto orario, atterriamo a Sepang e dopo nemmeno mezz’ora siamo comodamente seduti sul KLIA Express, il treno che porta in circa un’ora di viaggio direttamente a KL Sentral. Da qui prendiamoli taxi per andare al solito hotel, il Mandarin Pacific in China Town.

A conti fatti non c’è molta convenienza ad usare il treno KLIA Express al posto del taxi perché il costo del biglietto del treno è 35 Rg. per persona a cui devo sommare altri 25 Rg per il taxi che ci porta dalla stazione all’hotel e cioè 95 Rg mentre il taxi dall’aeroporto all’hotel costa 80 Rg!

Sistemate le nostre cose in albergo, visto che sono appena le cinque e mezzo, andiamo a fare quattro passi in centro città. Il tempo è nuvoloso ma non piove e fa davvero molto caldo, non meno di trenta gradi. Camminiamo nelle stradine del centro per poi imboccare la grande via Pasar Besar dalla quale possiamo ammirare la bellissima Masjid Jamek, la Moschea del Venerdì  per poi arrivare in Merdeka Square ed ammirare il caratteristico edificio Sultan Abdul Samed.

Da li proseguiamo verso il palazzo delle poste per fermarci a fare qualche fotografie del bellissimo Complesso Dayabumithe vicinissimo all Masjid Negara, la Moschea Nazionale, alla Vecchia Stazione dei Treni di Kuala Lumpur Railway ed alla Federal House in Jalan Sultan Hisamuddin. Questo palazzo, con i suoi 35 piani raggiunge l’altezza di  157 metri ed è uno dei simboli di Kuala Lumpur; costruito con elementi architettonici Arabi mescolati con uno stile Bizantino. Attualmente ospita uffici governativi e, al momento del  suo completamente, nel 1984, ha avuto il primato di essere il più costoso edificio mai costruito in Malaysia.

Tornati sul Pasar Besar raggiungiamo il Cental Market che io ho sempre visitato con piacere, ma, con mia sorpresa l’ho trovato completamente cambiato e, purtroppo, non in meglio. Non ci sono più i pittori che ti fanno sedere sullo sgabello sgangherato per farti un ritratto, ora ce ne sono rimasti solo un paio sistemati all’esterno della costruzione in tettoie trasformate in atelier. Non ci sono più i venditori di pesci tropicali con le loro vasche piene di meravigliosi esemplari, e non ci sono più le piccole baracchette dove ambulanti vendevano oggetti dell’artigianato locale.

Ora tutto come il turista lo vuole vedere, pulito, asettico, ordinato; hanno ricavato negozi con belle vetrine dappertutto, al centro ci sono delle baracchette, le ultime superstiti, ma non danno la sensazione di essere in un bazar sembra piuttosto di essere in un supermercato.

Anche i prezzi si sono adeguati alla nuova realtà cosicché un vestito che viene venduto in China town a 10 qui lo trovo a 100 nonostante la distanza tra le due realtà sia di poche centinaia dimetri. Deluso esco e mi dirigo verso il mercato di Jalan Petaling per vedere se anche qui le cose sono cambiate, se ci sono ancora le tettoie illuminate con le quali, qualche anno fa, avevano coperto la via. Con mia sorpresa ho trovato che tutto è rimasto praticamente invariato, nemmeno gli articoli in vendita che da almeno 4 anni sono rimasti gli stessi.

Quello che è cambiato è che, essendo vicinissimi al nuovo anno cinese, tutte le baracche e l’intera China Town sono addobbate con coloratissime lanterne, con  fiori rossi e striscioni di carta rigorosamente di colore rosso su cui capeggiano immagini stilizzate della tigre, l’animale  dell’anno entrante.

Dopo una cena molto parca in un ristorantino con cucina thai ritorniamo in albergo. Siamo stanchi e l’orologio ci dice che sono le 10 di sera ma quello biologico batte le 4 del pomeriggio. Nonostante le 25 ora effettive di viaggio facciamo molta fatica ad addormentarci ma alla fine la stanchezza prevale e ci addormentiamo.

 Domenica  7 Febbraio 2010

011 - 07.02.2010 - Kuala Lumpur - Bhatu Caves

Al momento della sveglia siamo un poco disorientati, la differenza di orario  non gioca a nostro favore ma, dopo una buona colazione ed una tazza di caffè siamo pronti a muovere. A differenza di quello che avevamo ipotizzato, e cioè di visitare la città di Shah Alam, la capitale dello stato di Selangor, decidiamo di andare  nuovamente a visitare le Grotte Batu soprattutto per vedere completata la grandissima statua dedicata a Lord Muruga.

Le Grotte Batu ,situate a 12 chilometri da Kuala Lumpur nel distretto di Gombak, prendono il nome dal Slungai Batu in fiume che scorre sulla collina e sono il più famoso tempio della Malaysia. Queste grotte, dedicate al Signore Karttikeya, sono davvero imponenti, con i loro  400 metri di lunghezza e 120 metri di altezza.

Conosciute fin dall’antichità dal popolo Temuan che le usava come rifugio divennero luogo di culto grazie all’intervento di un commerciante indiano K. Thamboosamy Pillai nel 1891. Dall’anno successivo, il 1892 si effettua il festival di Thaipusam, e da allora il numero dei pellegrini Hindu ma anche dei visitatori di tutto il mondo  è davvero notevole. Quando arriviamo di fronte al portale di accesso al comprensorio, ci colpèisce l’imponenza della statua di Lord Muruga che con i suoi  42,7 metri è la più alta di tutto il mondo Hindu.

Affrontiamo i 272 gradini della lunghissima scala di accesso assieme a moltissimi pellegrini che portano latte e zucchero da bruciare nei bracieri posti davanti alle divinità.

Moltissimisi sono fatti tagliare i capelli , quasi sempre per aver fatto un voto,  salgono la scalinata portando sulla testa dei vasi contente latte non prima di aver  coperto il capo con una di calce colorata.

Prima di tornare in albergo andiamo a Puduraya, la stazione delle corriere, per prendere il biglietto per Penang, la prima meta del nostro tour della Malaysia.

Lunedì  8 Febbraio 2010

Lasciata la valigia più ingombrante nel deposito bagagli dell’albergo andiamo alla stazione delle corriere. Abbiamo prenotato la partenza per le 9.30 del mattino, ma, visto che turisti e passeggeri per Penang non ce ne sono, la compagnia del bus non ha fatto partire il bus nella speranza che raggruppando i passeggeri delle 9, 9,30 e 10 si riesca a riempire il bus.

023 - 08.02.2010 - Verso Penang

Alle dieci la situazione è praticamente la stessa così arriviamo alle 10.30 e, finalmente, alle 10.45 il bus parte. La sistemazione sul bus è molto comoda ma il viaggio è abbastanza monotono perchè usciti dalla città imbocchiamo  l’autostrada che passa per quasi tutto il viaggio tra piantagioni di palme.

Impieghiamo cinque ore per arrivare a Penang ma l’autobus non si ferma, come ci sembrava di aver capito nella stazione dei bus di Butterworth la città sulla terra ferma oppure a Georgetown sull’isola ma a metà strada tra quest’ultima e l’aeroporto.

Prendiamo un taxi e ci facciamo portare a Batu Feringgi dove ci sono le spiagge più rinomate dell’isola e, dopo una breve ricerca prendiamo alloggio all’Hotel Ferringghi, nel centro della cittadina. Il posto è gestito da islamici, è pulito ed accogliente, la stanza è piccola ma ha un costo davvero ragionevole, 120 Rg, circa 26 euro contro i 300/400 Rg degli altri alberghi. Dopo aver sistemato le nostre cose andiamo subito in spiaggia.

Ben presto mi accorgo che i miei ricordi sono decisamente diversi dalla realtà e da  quello che vedo. L’isola è stata oggetto di un’urbanizzazione e cementificazione a dir poco folle, hanno costruito dappertutto casermoni per alberghi e grattaceli  per abitazione ivile, da qualunque parte guardo vedo solo cemento ed ancora cemento.

Alcuni alberghi, che negli anni passati erano di particolare prestigio, sono stati chiusi e lasciati in completo abbandono mentre a ridosso di queste costruzioni abbandonate  hanno costruito nuovi alberghi eliminando gli accessi al mare.

La spiaggia ricorda molto quella di Mancora, in Perù, bella sabbia ma acqua torbida, moto d’acqua lanciate a folle velocità a meno di 10 metri dalla riva, cavalli e cavalieri che fanno la spola sul bagnasciuga cercando potenziali clienti per la cavalcata sulla spiaggia, Quad presi a noleggio da turisti spesso inesperti che vanno avanti ed indietro facendo slalom tra i bagnanti e, per finire, deltaplani e parapendio trainati da motoscafi a noleggio che occupano quel poco di spazio libero rimasto.

Turisti stranieri pari a zero, turisti malesi molto pochi e spesso giornalieri.

La sera la strada principale prende vita, centinaia di baracchette vengono allestite sui marciapiedi e la cittadina diventa una fiera. Le merci in vendita sono le stesse che abbiamo visto a Petaling, ma qui almeno c’è una temperatura decisamente migliore visto che si è alzato un po’ di vento.

Prima di andare a dormire  abbiamo prenotato il posto sul traghetto che collega l’isola di Penang a quella di Langkawi, la nostra prossima meta.

 Martedì  9 Febbraio 2010

La mattina presto andiamo a prendere la moto a noleggio, abbiamo proprio voglia di un poco di indipendenza ed anche di vedere le cose con i nostri tempi e non quelli dei taxi e dei bus. Per prima cosa andiamo a vedere la fabbrica di Batik che si trova alla fine dell’abitato. Io ricordavo una strada nel verde ma ora è una specie di tunnel dalle pareti di cemento tanto sono addossate le costruzioni.

026 - 09.02.2010 - Penang - Batu Feringgi

In fabbrica, superato il primo quarto d’ora che viene dedicato al farti vedere come si fa un batik, troviamo dei prodotti molto belli e rifiniti. Sandra non resiste e si compera un vestito davvero carino. Finita la visita saliamo sul nostro cavallo d’acciaio ed andiamo direttamente a visitare Georgetown, il capoluogo dell’isola. Qui il discorso non cambia molto, una volta, la via che porta al centro della città, era costeggiata da casette in stile vittoriano circondate da bei giardini a prato inglese, alcune erano abbandonate ma il prato era comunque curato.

Ora ne sono rimaste pochissime, quasi tutte abbandonate e circondate da grattacieli, ed anche arrivare all’entrata del Fort Cornwallis non è così facile come lo ricordavo, lasciamo la moto in un posteggio e poi,  prendendo un viottolo seminascosto raggiungiamo la nostra meta.

Fort Cornwallis, sorto nel punto in cui approdò Francis Light nel 1786, è il simbolo della città. Il sito è curato ed hanno ricostruito alcune parti che erano malmesse; le carceri sono state trasformate in gallerie fotografiche, sono stati sistemati alcuni cannoni sugli spalti e reso visitabile il deposito delle polveri; in compenso non c’è più la colubrina montata sul supporto a forcella che è stato da sempre il simbolo del forte.

La visita del forte richiede circa un’ora, il sole picchia e la temperatura è molto vicina ai 40 °C. Usciti dal Forte andiamo a vedere la torre dell’orologio poi ci concediamo una corroborante 100 Plus prima di risalire in moto ed andare all’imbarco per Butterworth assieme a decine di motorette uguali alla nostra.

Questa traghettata è un classico, chi non vuole fare il ponte e desidera arrivare velocemente in città, prende il traghetto che nell’arco di 10 minuti lo sbarca o sulla terra ferma o al centro di Georgetown.

Per chi lascia l’isola il passaggio è gratuito così, a costo zero, facciamo una mini crociera nel Mar delle Andamane!

032 - 09.02.2010 - Traghetto per Butterworth

Raggiunta l’altra sponda attraversiamo la città di Butterworth per arrivare all’autostrada che porta al Penang Bridge, il ponte che collega l’isola alla terra ferma.

Anche qui esiste una corsia preferenziale per le moto al casello autostradale, così paghiamo 1,40 Rg, circa 30 centesimi di Euro e finalmente percorriamo il lunghissimo ponte sospeso. Dopo un paio di soste per fare delle fotografie arriviamo nuovamente sull’isola e ci dirigiamo verso la cittadina di  Air Itam, da dove  si inerpica la strada che porta al Kek Lok Si Temple.

Raggiunta Air Itam vediamo che il tempio non è più solo; dietro la bella torre gialla che svetta sul monte  stanno terminando la costruzione di un enorme gazebo che copre una altrettanto grande statua in bronzo raffigurante Kuan Yin. Per capire di quali dimensioni stiamo parlando la statua di bronzo è alta circa 25 metri ed è la più grande fusione in bronzo mai eseguita mentre il  gazebo che la contiene è formato da colonne alte   40 metri.  Camminiamo attorno questa nuova costruzione non senza rimanere stupefatti dalle sue dimensioni e dall’impatto che ha sull’ambiente che la circonda poi andiamo a visitare il tempio Kek Lok Si  che è stato decorato, in attesa del nuovo anno cinese, con centinaia di festoni colorati ed una quantità incredibile di fiori finti e veri.

Passiamo un paio di ore camminando nei giardini del tempio  poi ci rimettiamo in marcia per raggiungere  il tempio dedicato a Chor Soo Kong meglio conosciuto come lo Snake Temple, il tempio dei serpenti.

Questo tempio è stato costruito nel 1873 e l’altare è circondato da vasi nei quali sono stati messi supporti circolari in legno su cui vivono dozzine di velenosissime ma docili vipere verdi. Superata Air Itam  svoltiamo a destra imboccando la Jalan Paya Terubong, la strada per Paya Terubong, una cittadina che dista una decina di chilometri.

In questa zona vediamo delle costruzioni che ci lasciano esterrefatti, una decina di grattacieli di 40 piani in mezzo alla vegetazione messi uno dietro l’altro tanto da sembrare i denti di un pettine, ed altre brutture del genere.

Una volta era facilissimo da individuare e raggiungere lo Snake Temple ma ora la costruzione dell’autostrada per l’aeroporto e tutte le case di edilizia popolare costruite attorno ad esso hanno fatto si che diventi difficile da raggiungere, si potrebbe dire “fuori mano”.

Siamo arrivati alla meta  solo grazie all’aiuto di una ragazza con il motorino che, incapace di spiegarci la strada da percorrere, ci ha fatto da guida attraversando stradine secondarie, cortili e per ultimo un tratto di strada contromano.

All’interno, davanti alla statua del Buddha, abbiamo visto i vasi con i supporti di vimini sopra i quali vivono le vipere verdi, ricordavo un numero maggiore di serpenti ma sono molto mimetici e nella penombra l’unica cosa ben visibile sono due cartelli. I primo avvisa di non tentare di toccarli vista la loro quasi totale immobilità perché sono velocissimi ed il loro veleno è mortale, il secondo diffida i medium ad entrare in trance perché troppo pericoloso.

Finita la visita al tempio riprendiamo la strada per l’aeroporto e, una volta superato, procediamo per la strada che porta prima a Balik Pulau dove ci sono le piantagioni di alberi della gomma, per fare una sosta nel paese di Sungei Pinang. Qui  vediamo un cartello che indica ad un paio di chilometri di distanza la spiaggia di Pantai Acheh così facciamo questa deviazione nella speranza di fare un bagno, ma non è così.

Anche se la parola pantai vuol dire spiaggia noi non troviamo che un paesetto nel nulla e di spiaggia nemmeno l’ombra così riprendiamo la strada principale  che ci porta  a Teluk  Bhang e poi nuovamente a Batu Ferringhi.

Mercoledì 10 Febbraio 2010

Alle 7.15, puntualissimo arriva il taxi che ci deve portare al traghetto per   Langkawi.  Le formalità per l’imbarco sono pochissime e vengono espletate con efficienza e velocità .

La traversata dura circa tre ore, il mare è tranquillo ed il tempo passa abbastanza velocemente . Ci sono però alcune cose che non vanno troppo bene, in cabina il rumore dei motori è davvero forte, ma quello che disturba di più è il condizionamento  che è al massimo, la temperatura ambiente è di circa 16 °C quando fuori ce ne sono 40 !!

Per fortuna abbiamo sempre con noi una copertina,  abitudine questa nata molti anni fa proprio per far fronte alle esagerazioni fatte dagli asiatici nell’uso dell’aria condizionata soprattutto nlle corriere a lunga percorrenza.

Arriviamo a Langkawi, l’isola dell’aquila alle 11.45 e qui ci scontriamo con una Malaysia differente da quella che conoscevamo, qui i prezzi sono fissi e non esiste la trattativa anche perché Langkawi è zona extradoganale, un’isola Duty free..

Prendiamo un taxi per la spiaggia di Cenang, una delle più conosciute dell’isola, ed il prezzo, uguale per tutti è di 24 Rg, fissato dall’amministrazione locale.  Il tassista ci porta in un albergo che conosce, l’A.B.Motel che per 120 RG al giorno ci da un bungalow accogliente, grande, con aria condizionata , frigorifero e fronte mare; direi proprio bene.

Dopo aver sistemato le nostre cose andiamo subito in spiaggia dove rimaniamo per un paio di ore, meglio non esagerare qui ci si ustiona con molta facilità. La sabbia è finissima e bianchissima ma proprio per questo motivo l’acqua non è trasparente perché c’è sempre sabbia in sospensione. Nel pomeriggio facciamo una camminata lungo la via principale dove ci sono un sacco di negozietti, agenzie turistiche e noleggiatori di automobili e motorette.

La sera andiamo in un bel ristorante gestito da cinesi dove ordiniamo una bella aragosta alla brace. Dopo cena facciamo ancora una camminata e ci fermiamo in un grosso Duty Free dove acquistiamo alcuni generi di conforto, per l’esattezza anacardi e cioccolata.

 Giovedì 11 Febbraio 2010

Anche qui, per vedere qualcosa si deve  essere autonomi perciò iniziamo la giornata affittando una motoretta. La prima cosa che andiamo a vedere è anche la maggior attrattiva dell’isola, la Cable Car. Si tratta di una funivia che ti porta in cima alla montagna più alta dell’isola il Gunung Raya, a circa 800 metri. Qui c’è un ponte sospeso  a forma di mezzaluna che dicono sia uno dei più alti del mondo.

Il punto di partenza della funivia si trova ad una trentina di chilometri dal nostro albergo ed è situato all’interno di un villaggio/shopping Center  con   ristoranti, un laghetto  e tantissimi negozi di prodotti dell’artigianato.

Lasciamo il villaggio turistico dopo aver mangiato qualcosa in uno dei tanti ristorantinie  ci dirigiamo a nord percorrendola strada 113 poi la 161 che porta alla spiaggia di Pantai Pasir Tengkorak dove scopro che una parte dell’isola non è accessibile perché privata.

Ci fermiamo in spiaggia per fare una nuotata ristoratrice, l’acqua è fresca e trasparente ma sul più bello che ci stiamo rilassando scopro che sugli alberi a ridosso della spiaggia vive una colonia di Macachi. Nulla di male se non avessero l’abitudine di aspettare che la gente si allontani dalle proprie cose per andare a frugare alla ricerca di cibo ma anche per prendere qualsiasi cosa venga loro in mente.

Così, a malincuore, andiamo in acqua a turno per poi raccogliamo le nostre cose prima che lo facciano le scimmie ad andarcene. Ad una decina di chilometri da questa spiaggia ce n’è un’altra segnalata come molto bella, la Pantai Pasir Hitam meglio conosciuta come la spiaggia dalla sabbia nera.

La raggiungiamo ma rimaniamo delusi perchè non sembra bella come la descrivono, la sabbia è un poco è più scura o per meglio dire non è bianca splendente come in altre spiagge, la spiaggia è usata dai pescatori del villaggio come posteggio per le barche da pesca e lo spazio per attività di tipo balneare è praticamente nullo.

Riprendiamo la strada 111 e proseguiamo per circa 7 Km fino alla spiaggia di Tanjung Rhu. Qui la sabbia e la spiaggia sono molto belle, ma l’acqua e nuovamente torbida così, dopo una nuotata veloce ci vestiamo e torniamo verso il nostro albergo.

Guido con molta attenzione perché la moto che abbiamo è abbastanza scassata, il freno anteriore praticamente non esiste, quello posteriore è decisamente debole, il motore va molto poco ed ha incominciato a fumare..

Procedendo abbastanza lentamente torniamo a Cenang  ma prima di restituire la moto facciamo una sosta a  Pantai Tengah la spiaggia vicino alla nostra, dove  rimaniamo per un paio di ore. All’imbrunire, procedendo a passo d’uomo, restituiamo la moto prima che ceda definitivamente e torniamo nel ristorante cinese di ieri, ma, per cambiare, ordiniamo dei Tiger Prown, i gamberoni giganti che provengono da un allevamento sull’isola e non pesano mai meno di quattro etti ciascuno.

Venerdì 12 Febbraio 2010

Oggi è una giornata cruciale, dobbiamo decidere su come continuare le nostre ferie. Siamo in una situazione abbastanza difficile perché siamo nel bel mezzo del capodanno cinese e questo vuol dire che questo sabato,domenica e lunedì i cinesi  festa con chiusura delle loro attività.

Come non bastasse, questi tre giorni sono anche festa nazionale malese quindi non solo i cinesi fanno festa ma anche i malesi e, volendo aggiungere una ciliegina sulla torta, da queste parti si usa festeggiare anche il 14 febbraio, San Valentino.

La diretta conseguenza è che essendo un così intenso afflusso di persone nei luoghi turistici c’è il tutto esaurito negli hotel, nei ristoranti che sono tutti prenotati, nei traghetti  nei bus ecc. ecc.

Dopo aver passato un paio di ore in spiaggia ed aver saputo che domani dobbiamo lasciare il nostro bungalow perché già prenotato, andiamo a Kuah Town, il capoluogo dell’isola, per vedere se c’è un mezzo per raggiungere Kota Bharu, dall’altra parte della penisola di Malacca, sul mar Cinese Meridionale.

Ci dicono subito che tutti i bus sono pieni e che è difficile trovare un posto, poi, dopo aver fatto un poche di telefonate alle varie agenzie, ci trovano  due posti, gli ultimi, sul bus che parte il giorno 14 alle dieci del mattino.

Parallelamente al biglietto del bus acquistiamo anche il biglietto per il traghetto da Langkawi a Kuala Kedah.

Ora dobbiamo inventarci il modo di passare la giornata di domani e l’idea ci viene guardando le pubblicità di una delle tante agenzie di viaggio, un’escursione all’isola di Payar che fa parte del parco naturale e si può fare dello snorkeling. Quando abbiamo finito di peregrinare da un’agenzia all’altra sono già le quattro del pomeriggio. Facciamo un giro della città poi con la calma torniamo verso il nostro albergo e facciamo una sosta nella spiaggia di Pantai Tengah.

continua……….

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