2010 DA TRIESTE AL MAR D’AZOV 2a PARTE

Mercoledì  21 luglio

Abbiamo deciso di rimanere un giorno intero a Brasov perché ci sono moltissime cose importanti da vedere. Rinunciamo quindi ad andare a Bucarest perché fare 350 Km o più per rimanere qualche ora nella capitale non ha proprio senso.

Iniziamo la giornata andando a Christian (Großau) dove c’è una chiesa fortificata  in stile gotico  davvero imponente. Il posto sembra chiuso anche perché nessuno risponde al nostrto bussare alla porta, ma una signora ci insegna il trucco per aprire il portone che da l’accesso alla chiesa. Non vi dico la nostra sorpresa quando, una volta entrati, ci troviamo davanti la guardiana della chiesa. Piuttosto imbarazzato le chiedo se sono ammesse le visite e lei, per  tutta risposta, mi mette in mano la chiave della porta della chiesa e mi indica qual è la porta principale. E’ la prima volta in vita mia che ho le chiavi della porta di una chiesa!

Finita la visita e dato una piccola mancia alla guardiana riprendiamo il nostro viaggio andando a Râşnov (Rosenau) famosa per la Cittadella che però non è stato possibile visitare perché in fase di restauro. Continuiamo il nostro viaggio prendendo la strada E574 che ci porta al castello di Bran, residenza del Conte Dracula.

Il castello è stato restaurato a regola d’arte ed è davvero uno splendore, passiamo alcune ore a visitarlo poi ci fermiamo a fare qualche acquisto nei negozietti lungo la strada che porta al castello. Riprendiamo il nostro tour nei dintorni di Brasov facendo una sosta nella chiesa fortificata di Hărman ( Honigberg) conosciuta per gli affreschi del XIII–XIV secolo. Continuiamo il nostro giro andando a Sfântu Gheorghe,  (Sepsiszentgyörgy) che si trova nella parte dei Carpazi Orientali dove c’è una forte presenza ungherese.

Più ci avviciniamo alla cittadina più aumentano le nuvole e ben presto iniziano i lampi ed i fulmini. Facciamo appena in tempo a ripararci sotto un portico che in città si scatena il finimondo. Nello spazio di pochi minuti la strada ed i marciapiedi sono completamente allagati, e l’acqua inizia a salire anche sotto il portico e dopo un po’ arriva un signore con delle porte che usa come dighe per fermare l’acqua che sta entrando sotto il portico. Ci dice  che qui è abbastanza frequente che ci siano acquazzoni violenti e spesso nel suo cortile c’è anche mezzo metro di acqua.

Noi ci trasferiamo nel vicino supermercato  ma anche qui, dopo poco i commessi iniziano a portare sacchi di sabbia per chiudere la porta di entrata, poi, visto che non bastano, chiudono il supermercato pregando la gente di uscire e tutti insieme mentre, armati di scope, spingono l’acqua giù dal marciapiedi per impedirle di entrare nel locale. Rimetto in moto la Vespa e non senza qualche problema ritorno a Brasov, Soono oramai le cinque del pomeriggio e qui è già tutto chiuso perciò non ci resta che tornare in albergo e preparare i bagagli per domani.

 Giovedì  22 luglio

 Questa mattina ci svegliamo con la nebbia fenomeno questo che ci dicono dura un’ora ed è normale da queste parti. La nostra meta oggi è il confine con la Moldavia che dista circa 300 chilometri da Brasov. Alle dieci del mattino andiamo a visitare la Basilica Nera divenuta tale dopo un incendio che ha distrutto la città, al suo interno, che è abbastanza spoglio ed essenziale, c’è anche la statua di un templare, cosa abbastanza difficile da vedere.

Imbocchiamo non senza qualche difficoltà la E574 in direzione di Bacău.

La strada è decisamente dissestata ed in alcuni tratti le buche che dobbiamo schivare sono davvero molto profonde. e spesso dobbiamo schivare le buche anche molto profonde. Guidare qui è molto impegnativo non solo per le strade dissestate ma anche perché qui la gente ha una guida molto aggressiva  e spesso, pur di superarti, non fanno caso a quanto sia pericoloso il rifilo che ti fanno. Dopo aver percorso circa 90 chilometri arriviamo nella cittadina di Onesti e qui ci succede una cosa davvero curiosa. Passando per il centro davanti ad  una caserma dei pompieri sul lato della strada vedo una scena che merita di essere immortalata, un camion dei pompieri targato MAI xxx e sullo sfondo il cartellone sul garage con la scritta “POMPIERO ONESTI”.

Faccio una fotografia ma subito arriva di corsa un poliziotto che mi ferma parlando concitatamente in romeno. Quando si rende conto che non lo capisco chiama un pompiere che in italiano mi chiede “hai fatto una foto della caserma” ?

Gli dico di si e lui mi dice che devo cancellarla perché la caserma è una postazione militare strategica! Ovviamente cancello la foto e tutto finisce li, ma mi chiedo da quando una stazione di pompieri in città è una posizione strategica al punto da non poter fare una foto della scritta sul suo garage, roba da matti!!

Riprendiamo la marcia ed alle tre del pomeriggio siamo a Bacau, dopo una breve sosta proseguiamo per la strada 2F che porta a Vaslui.

Anche questa è una strada piuttosto sconnessa e frequentata più da carri a cavallo pieni di fieno che da automobili, i paesaggi sono bellissimi ma ci siamo trovati un gregge nel centro della carreggiata e più di una volta anche gruppi di oche che attraversavano tranquillamente.

Alle cinque del pomeriggio siamo a Vaslui poi attraversiamo Crassa, un paesino da dove si ritorna alla E5811 ed infine raggiungiamo, alle sette di sera,  Husi che si trova a pochi chilometri dal confine moldavo e dove ci fermiamo.

La cittadina è abbastanza moderna e la sua architettura è quella della città comuniste di tutti i paesi dell’Est. L’unico albergo che troviamo  è il Kante Mir che ai tempi di Ceasescu probabilmente era uno splendore ma da quella volta non ha mai avuto alcun intervento di manutenzione. Alla reception ci dicono che l’unica stanza che hanno libera è al quinto piano senza aria condizionata e, purtroppo senza ascensore perché si è rotto e non sanno quando verrà riparato, ma, quando   ringraziamo e siamo pronti a ripartire per caso si accorgono che, per un prezzo inferiore,  hanno libera una bellissima stanza al primo piano con aria condizionata e trovano anche una sistemazione per i nostri mezzi all’interno di un’area recintata.

L’albergo si trova proprio all’inizio della zona pedonale che porta alla piazza principale della città. Un poco più in la troviamo un simpatico ristorante all’aperto  dove c’è un’orchestrina che suona musiche locali, unico neo è che qui accettano solo Leu e nessuna altra valuta. Facciamo un veloce calcolo delle nostre finanze che ammontano a 19 Leu, circa  € 1,25 e scopriamo che per questo esiguo importo possiamo avere quattro birre grandi alla spina, due piatti di patatine fritte coperte di formaggio fuso e due bretzel, roba da non credere.

Facciamo una breve camminata prima di ritornare in albergo dove, appena   tocchiamo il letto, ci addormentiamo all’istante tanta è la stanchezza accumulata durante la giornata.

Venerdì  23 luglio

 La mattina, quando vado a prendere la Vespa mi accorgo che il pomello del comando starter sporge per 5 centimetri dal suo alloggiamento e così scopro che qualcuno deve averci giocato al punto da rompere il cavetto. Risolvo il problema facendo passare lo spezzone di cavo in mezzo alla guarnizione della sacca e lo fisso alla leva comando rubinetto della benzina, un sistema che funziona sempre.

Alle 9.30 raggiungiamo il confine moldavo che superiamo senza alcun problema e da li percorriamo i 100 Km. che ci separano dalla capitale della Moldavia,  Chişinău.

La ricerca dell’alloggio si rivela più difficile del previsto, le pochissime indicazioni che troviamo ci portano prima ad un albergo chiuso poi ad un altro in fase di restauro, così, dopo un’ora, stufi di girare a vuoto, decidiamo di uscire dalla città e cercare un albergo sulla strada che va verso l’Ucraina e proprio li ci imbattiamo nell’Hotel Chisinau, che sembra essere l’unico aperto della capitale.

L’albergo è una costruzione davvero imponente dei primi anni del novecento, le stanze sono grandi piene di tappeti ed hanno anche lo studio, ma tutto è vecchio, e lasciato andare, il solito problema della manutenzione che qui sembra non esistere.

Ad ogni piano ci sono delle donne che lo gestiscono, sono loro che ti aprono la porta della stanza, loro che guardano chi passa e dove va, ci si sente veramente controllati.

Dopo meno di un’ora, sistemate le nostre cose e gli scooter nel posteggio interno, stiamo passeggiando nel boulevard principale, quello che porta alla piazza principale con l’arco di trionfo ed il palazzo del governo, un tipico casermone in stile russo.

Qui si erge la statua di Ştefan III detto anche Ştefan cel Mare (Stefano il Grande) voivoda (principe) di Moldavia  venerato come santo dalla Chiesa ortodossa orientale.

Passiamo il resto della giornata gironzolando per le vie del centro, poche cose da vedere, un mercatino dei fiori ed un’altro di prodotti dell’artigianato..

Nel tardo pomeriggio è arrivato il solito temporale fortissimo poi di nuovo il sole e la temperatura che sale alle stelle.

Sabato  24 luglio

 Lasciata Chişinău prendiamo la strada R2 che ci porta a Tiraspol ma, ad una decina di chilometri dalla città ci troviamo, inaspettato, un posto di blocco della polizia moldava e subito dopo un vero confine con militari e polizia di confine che indossano divise russe con quei tipici cappelli tondi grandissimi. Mi stupisce vedere alcune soldatesse in tuta mimetica che indossano scarpe con tacchi a spillo alti almeno 8 centimetri, ma qui le cose vanno così. Le procedure sono lente ed i controlli minuziosi; prima fanno la verifica dei passaporti, poi, da un’altra parte, si devono compilare alcuni formulari in duplice copia per ogni mezzo e pagare una tassa per la loro registrazione.

Dopo un’ora lasciamo il posto di blocco e finalmente entriamo in quella che crediasmo sia l’Ucraina. Quello che ci lascia un po’ perplessi è la scritta UAR che c’è su tutte le divise ma è una osservazione a livello di pura curiosità.

Raggiungiamo la prima città , piuttosto grande, e ci fermiamo nel posteggio di un supermercato. Qui vedo che la gente usa nelle banconote che sembrano quelle del Monopoli ed allora mi accorgo che qualcosa non quadra, il confine unilaterale ed insolito, la sigla dello Stato che non conosco, le targhe delle macchine che sono quasi uguali a quelle moldave, il denaro simile a quello del monopoli scritto in cirillico, nessuno che nomina la parola grivna che è la moneta dell’Ucraina; bene, non siamo in Ucraina ma in Transnistria, la parte russa secessionista della Moldavia.

E finalmente quadra tutto anche la grande città che non riuscivo a trovare a ridosso del confine ucraino ed ora identifico con Tighina.

Lasciamo Tighina e dopo una decina di chilometri siamo a Tiraspol che è la sede dell’amministrazione autonoma che governa la Transnistria, poi , senza altre soste, proseguiamo verso  il confine con l’Ucraina.

Raggiunto il posto di blocco abbiamo una spiacevole sorpresa perché, espletate le varie formalità, i poliziotti della Transnistria ci chiedono una mancia per lasciarci passare altrimenti mi dicono potrebbero trovare varie irregolarità sui nostri documenti e di conseguenza dovrebbero rimandano indietro che in termini pratici vuol dire allungare di 300 km il nostro tragitto.

Per questo motivo la mancia che mi chiedono è di € 100 per ogni mezzo.

E’ chiaramente un ladro morto di fame ma ha sempre addosso una divisa che lo protegge ed altri due compari anche più affamati di  lui.

Lo guardo negli occhi e gli dico che non ho tanti soldi, che io viaggio con carte di credito e quei pochi che ho nel portafogli sono tutto il contante di cui dispongo e che più di 20 euro non posso dargli.

Dopo una trattativa serrata riesco a limitare il danno a 50 euro dai 200 che mi erano stati chiesti lui mi restituisce i passaporti con un sorriso dicendomi “grazie”. Finalmente siamo al confine dell’Ucraina dove per entrare non abbiamo trovato alcuna difficoltà.

Prendiamo la E58 ed alle tre e mezzo del pomeriggio siamo ad Odessa. Qui non è facile muoversi, le indicazioni ed i cartelli stradali sono rarissimi, quei pochi che troviamo sono scritti in cirillico e la gente non capisce una parola di inglese nemmeno quando assomiglia alla loro lingua come port – puort o centrum – zentrum ecc.

Dopo aver fatto un giro della città alla ricerca di un albergo finalmente ne troviamo uno con stanze libere nei dintorni della stazione, il Tokyo Star Hotel con stanze microscopiche dei veri cubicoli ma pulite e molto economico.

Lasciate le nostre cose, andiamo a posteggiare il motorino di Sandra in un garage li vicino poi partiamo in Vespa alla scoperta della perla del Mar Nero.

Per prima cosa andiamo al Porto dove c’è la vera meta del viaggio, la Scalinata Potëmkin in origine chiamata anche Gradinata Richelieu di cui c’è un monumento sulla sua sommità. Dopo averla risalita ci soffermiamo sotto il monumento dedicato allo statista francese che fu Governatore della città, poi proseguiamo entrando nel centro storico. Ammiriamo così il teatro della città, la stazione ferroviaria e la bellissima chiesa ortodossa situata nella piazza di fronte la stazione.

Domenica  25 luglio

 Lasciamo i nostri bagagli in stanza ed andiamo nuovamente a fare un giri nel centro della città. Raggiunta nuovamente la sommità della scalinata Potëmkin, porto la Vespa fino al primo gradino nel punto in cui nel film la culla con il bambino inizia la sua rovinosa discesa e qui mi faccio fare la fotografia ricordo dell’impresa. Tornati all’albergo andiamo a recuperare lo scooter di Sandra nel garage e, caricate le nostre cose,  lasciamo Odessa per andare nella Repubblica Autonoma di  Crimea.  Ma da che parte si va ? Guardando la mappa della città indoviniamo una strada possibile che ci porta in un’altra strada un poco più grande e così via seguendo indicazioni in cirillico di cui non capiamo nulla.

Dopo una buona mezz’ora, grazie al gioco delle probabilità che è stato a nostro favore ed anche ad una buona dose di fortuna, imbocchiamo una strada che porta un’indicazione comprensibile, E58,  e va nella direzione di Mikolaiv.

E’ una strada  decisamente malmessa, a tratti le buche sono tanto profonde da rappresentare un serio pericolo per la guida di un due ruote, a peggiorare la situazione c’è il traffico intenso, la temperatura che è prossima ai 40°C e nuvole sempre più scure all’orizzonte. Superata Mikolaiv la strada prosegue in direzione di Dzhankoy che dista circa 180 Km da Kherson ma, dopo una quarantina di chilometri siamo costretti a fermarci causa la pioggia torrenziale.

Più volte tentiamo di ripartire ma è impossibile finche sfruttando un momento di pausa tra uno scroscio e l’altro, riusciamo a raggiungere un alberghetto e sistemarci per la notte

continua…………..

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